CERVELLI IN FUGA

venerdì, dicembre 01, 2006

Pensiero In Fuga #3

Amico mio, io non sono ciò che sembro. L'apparenza è solamente un abito che indosso - un abito intessuto di sollecitudine che protegge me dal tuo interrogare e te dalla mia noncuranza.

L'IO che è in me, amico, abita nella casa del silenzio, e la rimarrà sempre, inavvertito, inaccessibile.
Non voglio che tu creda a ciò che dico o presti fede a ciò che faccio - poichè le mie parole non sono altro che i tuoi stessi pensieri in suono, e le mie azioni le tue speranze in atto.

Quando tu dici "il vento soffia verso oriente", io dico "si, soffia verso oriente"; perchè non voglio che tu sappia che il mio spirito non indugia sul vento ma sul mare.
Non puoi comprendere i miei pensieri che veleggiano sul mare, nè voglio che tu li comprenda. Da solo intento rimanere in mare.

Quando da te è giorno, amico mio, da me è notte; ma anche allora io parlo del mezzogiorno che danza sulle alture e dell'ombra di viola che si insinua lungo la valle; poichè tu non puoi udire i canti della mia oscurità nè veder battere le mie ali contro le stelle - e io sono lieto che tu non veda e non oda. Da solo intendo rimanere nella notte.

Quando tu ascendi al tuo Paradiso io discendo nel mio Inferno - anche allora tu mi chiami attraverso l'abisso invalicabile "compagno mio! compagno!", e io di rimando ti chiamo "compagno!, compagno mio!" - poichè non voglio che tu veda il mio Inferno.
Le fiamme brucerebbero la tua vista e il fumo riempirebbe le tue narici. Io amo troppo il mio Inferno per fartelo visitare. Da solo intendo rimanere nell'Inferno.

Amico mio, tu non sei amico mio, ma come farti comprendere? La mia strada non è la tua strada, eppure camminiamo insieme, mano nella mano.

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